I Viaggi dello “Stradella”

SCUOLA DELL’INFANZIA

11 DICEMBRE 2024 – TEATRO BIANCONI – CARBOGNANO

“TUTTI I COLORI DI BABBO NATALE”

Babbo Natale è in crisi di mezza età. Si sente goffo, vecchio e troppo grasso. Vorrebbe tanto diventare come uno di quei bei “fusti” che si vedono in giro…Chi può aiutarlo? Forse i suoi assistenti elfi? Forse la Befana, compagna di mille avventure? O forse i suoi amici Harry Potter, Merlino e Mary Poppins possono fare un incantesimo e trasformarlo in un figurino? Ma le magie hanno un effetto sbagliato e Babbo Natale comincia a cambiare colore, i bambini non lo riconoscono più e Babbo Natale sta rendendo tutti infelici. Come fare per ritornare come era prima?

5 FEBBRAIO 2025 – TEATRO BIANCONI – CARBOGNANO

“IL MERAVIGLIOSO MAGO DI OZ”

“…. La moderna educazione include l’insegnamento morale, per cui il bambino moderno cerca nei suoi racconti straordinari soltanto lo svago e fa con piacere a meno di tutti gli episodi sgradevoli. Con questo pensiero ben presente in mente, ho scritto la storia del Meraviglioso Mago di Oz, solo con l’intento di far piacere ai bambini di oggi. Esso aspira ad essere una fiaba modernizzata nella quale sono stati conservati la meraviglia e la gioia e sono stati eliminati angosce ed incubi”.

I bambini verranno coinvolti attraverso musiche dal vivo e interazione con loro, nel coinvolgente mondo di Oz con i suoi stravaganti personaggi che accompagneranno il pubblico dei più piccoli al centro di una storia straordinaria piena di delicatezza e candore, ma anche di semplicità e concretezza.

SCUOLA PRIMARIA

26 NOVEMBRE 2024 – TEATRO MARCONI

4A – 4B – 4C – 4D – 4E PRIMARIA

“IL MIO NOME E’ PETER PAN”

Volare è uno dei desideri maggiori che si fa quando si è bambini. Il volo è sinonimo di fantasia. Se poi al volo si aggiunge anche un posto dove regna il gusto dell’avventura, del gioco, delle battaglie ecco che il cerchio si chiude. Torna in scena la favola più rappresentata in assoluto, quella dove tutti vogliono essere il protagonista o addirittura l’antagonista. Peter Pan, il bambino che non voleva crescere, torna insieme ai suoi bambini sperduti nell’Isola che non c’è e insieme a loro ci saranno anche fate, coccodrilli, cani e soprattutto i “Pirati”, comandati dal loro Capitan Uncino. In tutto questo anche Wendy insieme al suo fratellino John che realizzano il loro sogno d’avventura sull’Isola che non c’è. Peter Pan torna in un nuovo allestimento curato da Gatta Nera Teatro dedicato ai più piccini ma che strizza l’occhio anche agli adulti. Tra musica, balletti e duelli venite a vivere la più belle delle avventure…dove? A teatro naturalmente.

19 DICEMBRE 2024 – TEATRO BRANCACCIO

1A – 1C – 1D -1E – 3A – 5A – 5B -5D – 5E PRIMARIA

“AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA”

La visione di “Aggiungi un posto a tavola” permette agli studenti di esplorare temi come la solidarietà, la comunità e l’inclusione, attraverso una narrazione coinvolgente che mescola ironia, musica e coreografie di grande impatto. La struttura narrativa dello spettacolo, con i suoi personaggi forti e l’umorismo delicato, offre spunti di riflessione su valori universali, rendendo il tutto una preziosa esperienza di crescita culturale e personale.
La storia narra le avventure di Don Silvestro, parroco di un paesino di montagna, che un giorno riceve una telefonata inaspettata: Dio in persona lo incarica di costruire una nuova arca per affrontare l’imminente secondo diluvio universale. Don Silvestro, aiutato dai compaesani, riesce nella sua impresa, nonostante l’avido sindaco Crispino che tenterà di ostacolarlo in ogni modo e l’arrivo di Consolazione, donna di facili costumi, che metterà a dura prova gli uomini del paese.
Finita l’arca, al momento dell’imbarco, interviene un cardinale inviato da Roma che convince la gente del paese a non seguire Don Silvestro. Comincia il diluvio, sull’arca si ritrovano solo Don Silvestro e Clementina, la giovane figlia del sindaco perdutamente innamorata di lui. L’acqua incomincia a sommergere i paesani, Don Silvestro decide di abbandonare l’arca, rifugio sicuro, per condividere con i suoi fedeli quel terribile momento. Un gesto infinito d’amore. Allora Dio interrompe il diluvio, imposta l’arcobaleno e tutti festeggiano intorno alla tavola celebrando il ritorno alla serenità benedetta da Dio.

23 GENNAIO 2025 – TEATRO SAN RAFFAELE

2D – 2E – 3E PRIMARIA

“IL PICCOLO PRINCIPE”

Il Piccolo Principe è una delle opere letterarie più lette del nostro secolo e tra le più vendute nella storia, tradotta in più di 300 lingue e stampata in milioni di copie. È una favola che andrebbe letta più volte nel corso della vita, densa di messaggi di tolleranza, accettazione e riscoperta dei sentimenti e dei legami affettivi. Il Piccolo Principe è un misterioso bambino, proveniente da un pianeta minuscolo con tanta voglia di conoscere gli uomini e le loro abitudini. La messa in scena narra il suo incontro con personaggi diversi: Il Pilota, il coprotagonista, che crea con il bambino un forte legame di amicizia; un Re che pensa di dominare l’intero universo in un pianeta dove vive solo lui; l’Uomo Vanitoso che vuole solo essere ammirato; poi l’Uomo d’affari intento a contare le stelle con il pensiero che basterebbe contarle per diventarne il proprietario, e ancora la Volpe e il Serpente….Insomma personaggi reali e di fantasia si muovono all’unisono alternando, grazie all’ambientazione scenica particolarmente suggestiva, realtà terrena e universo immaginario. Costumi particolarmente curati ed originali, musiche e canzoni composte appositamente, completano professionalmente la messa in scena.

04 APRILE 2025 – CASTEL SANT’ELIA

5D – 5E PRIMARIA

“VILLAGGIO ETRUSCO PAGUS”

Pagus Villaggio Etrusco
Castel Sant’Elia – Pagus, villaggio archeo-sperimentale dedicato agli etruschi, ha aperto le porte ai suoi visitatori domenica 11 settembre. Tre anni di lavoro che hanno portato alla realizzazione fedele dell’idea di Alessio Grandicelli, in collaborazione con la sua compagna Marina Mechkovskaja.

È stato inaugurato domenica 11 settembre Pagus, il nuovo parco archeo-sperimentale fedelmente ricostruito come ai tempi del popolo etrusco. Un vero e proprio viaggio nel tempo, quando nell’Italia antica, tra il IX secolo a.c. ed il I secolo a.c., il nostro territorio era abitato dalla popolazione etrusca. Il villaggio è riprodotto come allora, la capanna del capo villaggio con intorno tante piccole capanne, non mancano aree dedicate agli animali ed una piccola necropoli. Fondatore è Alessio Grandicelli, appassionato e profondo conoscitore del popolo etrusco, il quale si è avvalso dell’aiuto della sua compagna Marina Mechkovskaja.

Il progetto del parco nasce dalla volontà di Alessio di diffondere la conoscenza, ad un pubblico sempre più vasto, sulle origini del popolo etrusco. Gli Etruschi sono uno dei popoli che vissero in Italia nell’antichità e sono considerati una delle grandi civiltà del passato. La cultura etrusca ebbe influenze dirette su quella romana. Infatti, dopo la conquista da parte di Roma dell’Etruria, ci fu un processo di assimilazione. Ma molti aspetti di questa civiltà, come ad esempio la lingua, sono per noi ancora misteriosi.

Tre anni di lavoro per arrivare alla riproduzione fedele di come era un vero villaggio etrusco, fatto in questo caso di capanne, piccoli edifici, animali ed una piccola necropoli. L’attenzione degli etruschi per il culto dei defunti è testimoniato dalle necropoli, “città dei morti”, cioè i loro cimiteri. Nelle necropoli ci sono tombe di diverso tipo, infatti cambiano in base al periodo in cui furono costruite e in base al livello sociale. Le tombe più tipiche sono quelle a tumulo: ambienti circolari sotterranei sormontati da un tumulo. Altri tipi di tombe sono quelle a cassone e a edicola.

Quello ricostruito a Rio Vicano può dirsi un vero e proprio villaggio etrusco, dove si può scoprire come si viveva al tempo dei nostri avi. Capanne, forni, macchine, forge, cavalli, pecore e galline e tutto quello che serviva per vivere a quel tempo. Dalla sua pagina Facebook, Alessio ringrazia gli ospiti presenti: “Ancora devo realizzare quello che è successo. Un’emozione indescrivibile, alle 16,30 si sono spalancate le porte verso un sogno di oltre 2500 anni. Davanti a noi tantissime persone accorse per vedere cosa avevamo realizzato. Quel momento realizzo che tutte le mie fatiche, tutti i miei sacrifici erano stati ripagati. Dopo più di 20 anni ho pianto come un bambino, un mio grande sogno è diventato realtà”.

30 APRILE 2025 – TIVOLI

5A – 5B – 5C – 5D PRIMARIA

“VILLA D’ESTE E VILLA ADRIANA”

Villa d’Este e Villa Adriana, entrambi situati a Tivoli, rappresentano due importanti esempi di architettura e storia. Villa d’Este, commissionata dal cardinale Ippolito II d’Este, è una splendida villa rinascimentale nota per i suoi giardini e fontane. Villa Adriana, invece, è una residenza imperiale costruita dall’imperatore Adriano, famosa per la sua grandiosità e la sua composizione unica che unisce elementi architettonici romani, greci ed egizi.

Villa d’Este:
Storia:
Costruita tra il 1560 e il 1572, Villa d’Este fu realizzata per il cardinale Ippolito d’Este, che aveva ricevuto in dono dal Papa territori nella zona di Tivoli. Il cardinale, deluso per la mancata elezione a pontefice, commissionò la villa per rievocare i fasti delle corti rinascimentali.
Caratteristiche:
La villa è un capolavoro dell’architettura rinascimentale, con un giardino all’italiana ricco di fontane, sculture e giochi d’acqua. Il giardino è famoso per il suo sistema idraulico ingegnoso che utilizza le acque del fiume Aniene.
Importanza:
Villa d’Este è un importante sito storico e culturale, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

Villa Adriana:
Storia:
Costruita tra il 118 e il 138 d.C., Villa Adriana fu la residenza imperiale prediletta dell’imperatore Adriano. La villa fu progettata come una sorta di città ideale, unendo elementi architettonici di diverse culture.
Caratteristiche:
Villa Adriana è un vasto complesso che include ninfei, strutture residenziali, terme, padiglioni e giardini. L’imperatore Adriano commissionò la villa per riprodurre i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi viaggi.
Importanza:
Villa Adriana è un importante sito archeologico e storico, anch’essa inserita nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO

11 DICEMBRE 2024 – IL BISTROT DEL TEATRO LEONARDO

3^A – 3^B – 3^C – 3^D – 3^F SCUOLA SECONDARIA

 “Social Network log out your device”

La storia  – semplice nella forma e nella comprensione –  racconta le “disavventure” di due ragazzi che, prigionieri nella loro realtà social, diventano  vittime e  dipendenti  dei loro smartphone fino a confondere il reale con il virtuale. I protagonisti di Social Network vivono nel loro mondo fatto di foto, video, tag e like, un mondo dove non c’è più spazio per guardarsi negli occhi e dove l’ansia e la paura per un post non condiviso o per un selfie che non riscuote successo nella community la fanno da padrone. L’ambizioso obiettivo è convincere i ragazzi che al di là delle emozioni a basso costo reperibili in internet è molto più bello salutarsi, incontrarsi di persona con amici e conoscenti o scrivere una lettera con carta e penna all’amica del cuore o alla fidanzata e… aspettare il tempo necessario affinché arrivi a destinazione. Viviamo in una realtà dove il contatto umano sembra sempre più complicato: con Social Network i ragazzi capiranno che nessuna tecnologia può donare il sapore di un vero bacio.

Social Network porta sotto le luci della ribalta un fenomeno sempre più radicalizzato che da anni suscita l’attenzione di sociologi e psicologi poiché se virtualmente oggi siamo tutti interconnessi, realmente ci stiamo allontanando gli uni dagli altri e, soprattutto, ci stiamo vertiginosamente allontanando da noi stessi.

SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO

25 FEBBRAIO 2025 E 11 FEBBRAIO 2025 – ARCHIVIO DI STATO E MUSEO DI LEONARDO

1^A – 1^B – 1^C – 1^D – 1^F SCUOLA SECONDARIA

“ARCHIVIO DI STATO E MUSEO DI LEONARDO”

Il Regio Archivio di Stato in Roma viene istituito con il decreto del 30 dicembre 1871, n. 605 con il compito di conservare le carte degli organi centrali dello Stato Pontificio, ai quali si aggiungono anche gli atti degli archivi giudiziari e notarili. L’istituto assume fin dalle origini anche le funzioni di Archivio del Regno, sezione destinata a raccogliere gli originali delle leggi e dei decreti reali, i registri dello stato civile della famiglia reale ed il registro araldico.

La sua storia si differenzia da quella degli altri Archivi di Stato italiani con sede nelle ex capitali dei regni preunitari. A Roma, dopo il 20 settembre, si era creato un quadro politico complesso per la compresenza dell’apparato organizzativo della Santa Sede e della nuova classe politica italiana. L’Archivio segreto vaticano, dove dalla fine del XVIII secolo si era concentrata la documentazione ecclesiastica, sopravvive come Archivio centrale del nuovo Stato della Città del Vaticano, privando Roma di un’istituzione capace di testimoniare con il suo patrimonio la storia dello Stato pontificio. Destinato a conservare le carte dell’amministrazione centrale dello Stato Pontificio oltre a quelle degli uffici statali con sede nella provincia di Roma, rimarrà privo di alcune serie fondamentali conservate presso i palazzi vaticani, dove, oltre all’Archivio Segreto, avevano sede importanti dicasteri, fra cui la Segreteria di Stato e alcune Congregazioni. Il nucleo principale del suo patrimonio è rappresentato dalle carte prodotte dalle magistrature pontificie (camera apostolica, congregazioni, ministeri, tribunali e altro) per i secoli XV-XIX.

Il Museo di Leonardo da Vinci offre a ciascun visitatore un’esperienza unica dove la percezione sensoriale e la conoscenza in materia di “Leonardo” si sposano dando al visitatore la sensazione di immergersi in un passato di straordinaria attualità. Il museo Leonardo da Vinci di Roma contiene le vere macchine tratte dai codici vinciani.

Progetto Scuole

L’intento della mostra e del suo Progetto Scuole è quello di ampliare la conoscenza di Leonardo al di là del suo essere stato pittore e scultore e testimoniare quanta forza e dinamismo possano esserci nella ricerca scientifica. Attraverso una serie di modelli, scelti per favorire l’immediata comprensione, si mette a fuoco il contributo di Leonardo alla tecnologia, favorendo anche la riflessione sul difficile passaggio dall’intuizione alla realizzazione scientifica nel corso del tempo.
Ad avvalorare tutto ciò, sta l’interattività delle macchine, che stimola il visitatore ad essere protagonista nella mostra. Per questo i fruitori dell’esposizione sono soprattutto bambini, ragazzi, studenti e studiosi di ogni età, attratti dalla realizzazione di qualcosa che finora è sempre stato “teorico” e mai “tangibile”: modelli di macchine che, concepite nel XV secolo, precorrono le invenzioni dei nostri tempi.

Luci e musica accompagnano il visitatore attraverso gli 800 mq di superficie, creando un’atmosfera fantastica e surreale. L’ultima sala desta particolare attenzione in quanto si ha l’opportunità di visitare anche i resti del sepolcro di Aulo Irzio, console romano e luogotenente di Cesare, morto nel 43 a.C.. Il monumento, scoperto nel 1938, è in parte sommerso dalle acque dell’Euripus, il canale che attraversava il Campo Marzio per sfociare nel Tevere.

Costruite dopo un approfondito studio dei disegni e dei Codici vinciani, le 65 macchine esposte, di grandi dimensioni (realizzate in scala) sono accompagnate da pannelli descrittivi, tradotti in 5 lingue, con la riproduzione del disegno originale di Leonardo. I modelli, costruiti artigianalmente, come indicato dal Maestro nei Codici, con legno, corde, funi e colla, sono raggruppati in 4 sezioni: Aria, Acqua, Terra, Fuoco ed una parte dedicata agli “elementi macchinali“. Si possono ammirare: il paracadute, grazie al quale l’uomo “potrà gettarsi d’ogni grande altezza senza danno di sé”; i galleggianti, fatti di otri di pelle gonfi d’aria, definiti da Leonardo come il nuovo “modo di camminare sopra l’acqua”; la vite di Archimede, manufatto, pensate, ancora oggi utilizzato in agricoltura per il sollevamento dell’acqua e utile sia per l’approvvigionamento idrico e il prosciugamento delle paludi, che per l’impiego in fontane e giochi d’acqua; il rivoluzionario carro armato, una macchina bellica da toccare e da scoprire; la camera degli specchi, la stanza, molto probabilmente mai realizzata, esempio delle molteplici ricerche dell’artista nel campo dell’ottica e della riflessione multipla; la città ideale, il progetto di Leonardo di una città comoda e spaziosa, caratterizzata da architetture razionali e funzionali, strade ordinate, “alte e forti mura”, con lo spazio cittadino articolato su diversi livelli.

Per accogliere al meglio i gruppi scolastici, la mostra propone, attraverso il “progetto scuole“, visite guidate opportunamente calibrate per età e grado di preparazione degli allievi. Le visite sono condotte da personale qualificato che accompagna i ragazzi per circa un’ora e mezza all’interno delle sette sale…e per gli appassionati dei virtual games, la mostra mette a disposizione un iPad collegato ad uno schermo al plasma, all’interno di una delle sale, per ‘esplorare’ la mostra in 3D, nelle sembianze dell’Avatar preferito!

Nella sala grande si trova una vera e propria novità unica al mondo, visibile solo presso questa esposizione: la rappresentazione tridimensionale di alcune invenzioni di Leonardo; una magia possibile grazie a 9 ologrammi “fluttuanti nell’aria” davanti agli occhi increduli dei visitatori.

Un’esperienza che abbraccia storia, scienza, meccanica e fisica, invenzione e innovazione!

7 E 8 APRILE 2025 – ORTO BOTANICO DI VITERBO

2^A – 2^B – 2^C – 2^D – 2^F SCUOLA SECONDARIA

Il meraviglioso mondo delle piante carnivore

 

L’Orto Botanico ‘Angelo Rambelli’, inaugurato il 24 marzo 1991, si estende su una superficie di circa 6 ha a ovest di Viterbo, a circa 300 m slm, sul versante destro del fosso Urcionio, in prossimità della sorgente del Bulicame la cui fama, legata alle acque termali, risale all’epoca romana, e probabilmente ancora prima all’epoca etrusca. 

L’area è caratterizzata da forti escursioni termiche annuali (min -10°C, max 40°C) e da un suolo di natura fortemente calcarea. Nel sottosuolo, a profondità variabili da 4 a 8 m, scorrono numerose falde calde ricche di sali minerali, soprattutto carbonati che si sono depositati nei millenni formando concrezioni biancastre. Dalla sorgente principale del Bulicame l’acqua defluiva, attraverso caratteristiche canalette rialzate, in pozze dove anticamente era posta a macerare la canapa. Canalette e pozze sono oggi trasformate in ruscelli e laghetti che percorrono l’intera struttura ed ospitano ecosistemi acquatici, arricchiti talvolta da una vegetazione erbacea spontanea. 

L’idea di realizzare un Orto Botanico a Viterbo fu del primo Rettore dell’Università della Tuscia, il Prof. Gian Tommaso Scarascia Mugnozza. Pur trattandosi di un’area che, per le caratteristiche chimico-fisiche del suolo, era quanto di meno adatta allo sviluppo delle piante, la sfida venne accolta dal Prof. Angelo Rambelli, fondatore e primo direttore dell’Orto Botanico a cui esso è oggi intitolato; è grazie all’impegno e alla tenacia sua, di numerosi collaboratori e dei direttori che lo hanno susseguito, che oggi l’Orto Botanico è una bella realtà, fonte di ricchezza culturale per l’intera comunità scientifica e per la città di Viterbo.

L’Orto Botanico riveste un ruolo fondamentale nella raccolta e diffusione delle conoscenze scientifiche e nella ricerca. Ospita annualmente migliaia di visitatori, molti dei quali studenti delle scuole di ogni ordine e grado ed universitari, organizza e svolge esercitazioni, tirocini, corsi di formazione, eventi. Qui vengono svolte spesso attività in stretta collaborazione con il Museo Erbario della Tuscia (UTV), fondato da A. Scoppola nel 1996, e con la Banca del Germoplasma, istituita dal Prof. S. Onofri nel 2005. Queste tre strutture sono oggi inserite nel Sistema Museale di Ateneo (SMA).  

9 E 11 APRILE 2025 – URBINO – RECANATI – FRASASSI

3^A – 3^B – 3^C – 3^F SCUOLA SECONDARIA

“URBINO – RECANATI – FRASASSI”

     

 

La piccola città di Urbino si trova sulle morbide colline marchigiane che si affacciano verso il Mar Adriatico, nell’entroterra di Pesaro. La città visse una grande fioritura culturale nel 15° secolo grazie al mecenatismo di Federico di Montefeltro e di suo figlio Guidobaldo, trasformandosi da borgo medievale a splendida corte principesca e centro d’attrazione per artisti e studiosi italiani e stranieri, tra i quali Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Paolo Uccello, Baldassarre Castiglione e Pietro Bembo. Nel clima vitale e stimolante della corte ducale, che influenzò il resto d’Europa, compirono la loro prima formazione anche Bramante e Ra?aello, nato a Urbino il 28 marzo 1483.

La stasi economica e culturale che colpì la città a partire dal 16° secolo, quando la corte dei della Rovere, signori di Urbino a partire dal 1508, si trasferì a Pesaro, le ha anche consentito di giungere fino a noi intatta nell’aspetto per rappresentare il culmine dell’arte e dell’architettura del Rinascimento, un luogo del tutto eccezionale in cui l’ambiente fisico è perfettamente adattato e al suo passato medievale.

Il Centro Storico di Urbino, che ha un’estensione di poco più di un chilometro quadrato, è racchiuso tra mura bastionate ed è interamente costruito in mattoni cotti. E’ caratterizzato da due assi viari principali e quasi perpendicolari tra di loro che si incontrano nella Piazza principale e da una fitta trama urbanistica nella quale si snodano stradine, saliscendi improvvisi e vicoli, scalinate e sottopassi, palazzi e chiese che formano, grazie anche al paesaggio circostante, una stupenda scenografia.

Il Palazzo Ducale, oggi sede della Galleria Nazionale delle Marche, rappresenta uno dei capolavori più insigni dell’arte rinascimentale e si unisce con la città circostante dando vita allo sviluppo di una “Città in forma di Palazzo”, come la definì Baldassarre Castiglione. Esso ospitava una magnifica collezione di opere d’arte, attualmente esposta in parte nelle sale del Palazzo e in parte nella Galleria degli Uffizi di Firenze, e una biblioteca eccezionale con quasi un migliaio di preziosi codici miniati, poi acquistati dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Tutte queste opere d’arte erano frutto della committenza di Federico da Montefeltro, che governò Urbino dal 1444 al 1482 ed incarnò il perfetto esempio di principe illuminato: abile condottiero, cultore e protettore delle arti, scaltro uomo politico, raffinato collezionista, umanista appassionato di geometria e matematica. Al figlio di Federico, Guidobaldo I da Montefeltro è da ricondurre la fondazione dell’università di Urbino, nel 1506.

L’intensità delle esperienze e la qualità delle opportunità che la corte urbinate offrì tra Quattro e Cinquecento agli artisti dell’epoca alimentò la formazione del mito di Urbino rinascimentale, quale città ideale e esempio supremo delle corti italiane. Non a caso “La Città ideale”, un dipinto molto noto in tutto il mondo, si trova ad Urbino, nella Galleria Nazionale delle Marche, ed è considerato il simbolo del Rinascimento. La tavola, di autore ignoto, rappresenta la veduta in prospettiva di una piazza rinascimentale deserta sullo sfondo, in lontananza, di un dolce paesaggio collinare. La tavola raffigura l’immagine perfetta della città ideale, frutto della razionalità geometrica, della proporzione, della misura, dove regna la bellezza e l’ordine. Essa incarna il buon governo di Federico, la radice della sua politica, in cui la prudenza, la magnificenza, la giustizia del principe si associa alla sapienza dei dotti di cui egli si circonda.

Recanati si erge sui famosi Colli dell’Infinito della Riviera del Conero.La città è famosa per aver dato i natali all’illustre Poeta Giacomo Leopardi e al celeberrino tenore Beniamino Gigli.

Sui famosi colli dell’infinito della Riviera del Conero, si erge Recanati, celebre per aver dato i natali al Poeta e Filosofo Giacomo Leopardi, illustre rappresentante della Poesia Italiana, la dimora dove nacque e seguì i molteplici studi è divenuta casa museo ed è situata nello splendido centro storico.

Recanati vide nascere anche il celebre tenore e attore italiano Beniamino Gigli, definito uno dei maggiori cantanti del XX secolo, famoso in tutto il mondo, a lui dedicato il Civico Museo Beniamino Gigli all’interno della Sala dei Trenta tra le particolarità presenta la ricostruzione del suo camerino e la realizzazione di un piccolo spazio teatrale dove sono presenti delle gigantografie del tenore immortalato durante le esibizioni più famose.

La città di Recanati, durante l’anno, ospita numerosi eventi di rilevanza nazionale come le molteplici mostre, festival musicali tra cui il famoso Lunaria ed il Teatro Persiani offre una ricca stagione teatrale.

Possiamo affermare con certezza che una sistematica ricerca di speleologi e geologi nella zona di Frasassi ha avuto inizio nel 1948, grazie all’attività del Gruppo Speleologico marchigiano di Ancona. Si deve ricordare tuttavia che anche nel periodo tra le due guerre vi furono alcune esplorazioni e ricerche di studiosi di preistoria e di scienze naturali, ma furono episodi sporadici.

Proprio nel 1948, e precisamente il 28 giugno, Mario Marchetti, Paolo Beer e Carlo Pegorari del suddetto Gruppo Speleologico scoprirono l’ingresso della Grotta del Fiume. Numerose altre esplorazioni e scoperte si avranno nella zona, grazie ai Gruppi Grotte del Club Alpino Italiano (C.A.I.) di Jesi e di Fabriano. Nel 1966 un componente del Gruppo Speleologico fabrianese, Maurizio Borioni, troverà all’interno della Grotta del Fiume un’ulteriore diramazione, della lunghezza di oltre un chilometro. Da questo momento le esplorazioni e le ricerche divennero più assidue ed entusiastiche. Cinque anni dopo, nel luglio 1971, una nuova scoperta. Stavolta sono alcuni giovani jesini a trovarsi di fronte ad una stretta apertura da cui fuoriesce una notevole corrente d’aria. Essi sono Armando Antonucci, Mauro Brecciaroli, Mauro Coltorti, Mario Cotichelli, Massimo Mancinelli, Giampiero Rocchetti e Roberto Toccaceli. Lavorano per circa un mese ad ampliare lo stretto passaggio, e il primo agosto successivo oltrepassarono quella che sarà definita la “Strettoria del tarlo”. Si apriranno così alla meraviglia dei giovani circa cinque chilometri di nuove cavità, con un insieme di cunicoli, pozzi e imponenti gallerie, all’interno delle quali troveranno tracce animali conservate attraverso i millenni. Le scoperte di questo anno fortunato non finiscono quì. La prima traccia della scoperta più rilevante, quella della Grotta Grande del Vento, si avrà il 25 settembre dello stesso 1971, quando Rolando Silvestri del Gruppo Speleologico Marchigiano Club Alpino Italiano di Ancona, attraversando le pendici nord del monte Vallemontagnana, scoprì un piccolo imbocco. Con l’aiuto di alcuni amici riuscì ad aprire un varco in una piccola sala. Alla delusione per la piccola scoperta si accompagnò quasi subito la speranza che ci fosse in vista qualcosa di ben più grande. Nella piccola sala, infatti, vi erano numerose aperture da cui fuoriuscivano correnti d’aria.

Dopo una faticosa opera di scavatura, che durerà alcuni giorni, s’inoltrarono in una strettoia e di qui scivolarono in direzione del ciglio di un vuoto. Gettarono un sasso nel vuoto e si resero conto dell’ampiezza e della profondità della grotta. Il loro calcolo, non lontano dal vero, fu di oltre cento metri. Una scoperta incredibile, che creò grande entusiasmo tra i membri del gruppo. La meravigliosa Grotta Grande del Vento fu consegnata così all’ammirazione dell’uomo. Il problema diventò a quel punto per loro cercare di penetrare nella cavità e raggiungere il fondo. In tempi rapidi si munirono della necessaria attrezzatura e, con una nuova spedizione, si calarono nell’enorme grotta sottostante cui sarà dato il nome di “Abisso Ancona”. Le luci degli speleologi anconetani misero subito in evidenza lo splendore e la singolare bellezza di questo nuovo ambiente.

La scoperta fu diffusa e fatta conoscere anche attraverso la stampa. Proseguirono poi e si intensificarono le attività del Gruppo Speleologico di Jesi e del Gruppo anconetano, il primo nella Grotta del Fiume e il secondo nella Grotta Grande del Vento. Loro obiettivo era quello di trovare la congiunzione, la via di comunicazione tra le due cavità che essi ritenevano dovesse necessariamente esserci. La loro convinzione e la loro faticosa ricerca sarà realizzata circa due mesi dopo, l’8 dicembre, ma saranno alcuni speleologi del C.A.I. di Fabriano a portarsi sulle tracce degli speleologi anconetani nella Grotta Grande del Vento. Essi diedero anche un nome a quel passaggio: “Condotta dei fabrianesi”. Le due enormi grotte diventarono così, d’ora in poi, un enorme labirinto di ambienti sotterranei che si susseguono incessantemente per oltre tredici chilometri. Soltanto gli speleologi, con attrezzature particolari e non senza talune difficoltà, sono in grado di esplorare nella sua interezza questo stupendo mondo sotterraneo; agli altri non restano che le foto, pur bellissime. Sul finire del 1972 venne costituito il “Consorzio Frasassi”, con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare le grotte di Frasassi e il territorio comunale entro cui si trovano. Il Consorzio venne costituito tra il Comune di Genga e la Provincia di Ancona. Fu costruita una galleria artificiale di oltre 200 metri, che conduceva all’ingresso della Grotta Grande del Vento, e poi all’interno fu tracciato un comodo percorso di circa 600 metri. Si diede incarico a Cesarini di Senigallia di curare l’illuminazione ed egli lo fece magistralmente.

Si erano così realizzate le condizioni minime per rendere accessibile ai turisti una delle parti più belle della Grotta Grande del Vento. L’apertura risale al 1° settembre 1974; da allora numerosi turisti continuano a visitare questi luoghi incantevoli in cui possono apprezzare la bellezza, lo splendore e la maestosità della natura.

5 MAGGIO 2025 – CASERTA

^A – 3^B – 3^C – 3^D – 3^F SCUOLA SECONDARIA

Visita Guidata alla Reggia di Caserta 

Nel 1734 il diciottenne Carlo di Borbone (1716-1788) giunge al trono di Napoli, un regno tornato indipendente dopo oltre 200 anni. Figlio di Elisabetta Farnese e Filippo V, il sovrano porta in sé il segno di una cultura illuminata che gli consentirà di avviare importanti azioni di rinnovamento. Negli anni ’40 del Settecento il re comincia a immaginare un progetto visionario senza precedenti sul territorio. Il sogno di re Carlo prende forma nel 1750, con l’acquisto del feudo di Caserta per la cifra di 489.348,13 ducati. L’idea di costruire una nuova capitale nell’entroterra, non lontano da Napoli, prende vita grazie ai progetti dell’architetto Luigi Vanvitelli (1700-1773). Il 20 gennaio del 1752, a Caserta, il re posa la prima pietra del cantiere che cambierà le sorti dell’intera area: la Reggia di Caserta.